Si parla di Giustizia predittiva e discriminazioni algoritmiche nell’intervento di SORO (Presidente Garante Protezione Dati Personali), Uomini e macchine – protezione dati per un’etica del digitale

Il risultato che si trae dall’impiego di tecnologie che dovrebbero assicurare la massima terzietà rischia dunque di essere, paradossalmente, più razzista, lombrosiano o anche solo antistorico di quanto possa essere la pur fallibile razionalità dell’uomo. Eppure la giustizia predittiva continua a esercitare un fascino particolare, assecondando l’antica idea di un diritto talmente positivo da essere capace di autoapplicazione senza l’intermediazione umana, legittimato non dalla sovranità ma dalla sua stessa, sola, infallibilità. E’ lecito chiedersi se questa giustizia, paradossalmente così performativa, sarà ancora umana e se, quando ad emettere le sentenze sarà un algoritmo anziché un uomo, saranno garantite davvero la giustizia e l’equità. La discriminazione algoritmica rischia pertanto, se non sapientemente governata, di approfondire le iniquità alle quali vorrebbe ovviare, senza che ne siamo neppure consapevoli perché la precomprensione coperta da veste statistica non ci appare più tale e perché le modalità di decisione algoritmica non sono sindacabili perché neppure conoscibili. Non va poi sottovaluto l’impatto degli algoritmi sulla formazione dell’opinione e della stessa coscienza individuale [estratto da SORO, Uomini e macchine – protezione dati per un’etica del digitale].

 

SI SEGNALA: I° Congresso Nazionale de La Nuova Procedura Civile: Giustizia Predittiva