Impugnazione e decorso del termine breve: il caso dell’estrazione di copia

Allorquando la legge prevede che un determinato effetto sul procedimento, come la provocazione del decorso del termine per l’impugnazione debba essere realizzato in un certo modo, l’individuazione di atti o comportamenti equipollenti dev’essere fatta ricercando se tali atti siano tali non solo sotto il profilo del contenuto, ma anche sotto quello funzionale.

Compensazione: è eccezione in senso stretto

La parte convenuta non può sollevare l’eccezione di compensazione all’interno della comparsa di costituzione e risposta depositata all’udienza di prima comparizione e trattazione della causa ex art. 183 c.p.c., consistendo in un’eccezione di merito in senso stretto non rilevabile ex officio. In tal maniera la parte convenuta incorre in una delle decadenze di cui all’art. 167, co. II, c.p.c., comprendente domande riconvenzionali ed eccezioni processuali e di merito non rilevabili ex officio. L’istituto giuridico della “responsabilità processuale aggravata” (o da “lite temeraria”) di cui all’art. 96 del codice di rito civile è integrato dal comportamento della parte processuale agente o resistente in giudizio mediante la tenuta di un comportamento qualificato dall’elemento soggettivo della “mala fede” (consistente nella chiara consapevolezza della totale infondatezza della pretesa fatta valere) ovvero della “colpa grave” (concretantesi nella leggerezza adottata dalla parte processuale nella valutazione dell’infondatezza della propria pretesa, derivante dal mancato uso di un minimo di diligenza).

Commento alla sentenza del Tribunale ordinario civile di Taranto, Sezioni II, del 17 settembre 2012

Sull’eccezione di compensazione non proponibile all’udienza di prima comparizione delle parti e trattazione della causa ex art. 183 c.p.c. e sui comportamenti integranti responsabilità processuale aggravata (o da lite temeraria).

di Paolo Baiocchetti[1]

Giurisprudenza pacifica sul caso? Il giudice può dimezzare il compenso spettante all’avvocato

Quando il caso proposto all’attenzione del giudicante è confortato da giurisprudenza pacifica ed inequivoca, il giudice – alla luce degli artt. 4 e 10 del D.M. 140/2012 – può abbassare il compenso dovuto all’avvocato, anche al di sotto dei minimi tariffari.

La Figlia di Bratnik

(di PAOLO CENDON) – 1. Strana e disperata, soprattutto nel corso degli ultimi anni, l’esistenza di Alfredo Bratnik – l’uomo che parecchi anni fa uccise la figlia a Trieste, in un triste casermone/falansterio, con 90 coltellate. Un caso, occorre dire, di un certo rilievo per gli studiosi di r.c., visto che il Tribunale di Trieste, condannando la USL triestina (Servizi Psichiatrici) a risarcire ex art. 2047 c.c. il danno (200 milioni di vecchie lire, dei quali cento per il danno patrimoniale, cento per quello non patrimoniale) al figlio della donna uccisa – nonché nipotino del nonno assassino -, irrobustiva un certo settore in realtà molto labile e precario della r.c., quello cioè, per dirlo in chiave debolologica, della responsabilità extracontrattuale del soggetto “forte”, e tenuto alla sorveglianza, per “abbandono” di una persona “fragile”.

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