ALECCI, La giustizia senza commi: nota a Cass. Civ., 11 marzo 2016, n. 4767
Nota di Simone ALECCI
(Magistrato)
La sempre più pervasiva prassi di giudicare in virtù di principi e non sulla base di fattispecie esprime compiutamente il fregio concettuale lungo il quale si distendono le coordinate argomentative di questa attesa quanto prevedibile irruzione giurisprudenziale, il cui spirito ermeneutico si rivela pienamente in sintonia con le degenerazioni derivanti dalle affrettate nonché ricorrenti parafrasi dei nebulosi canoni processuali di matrice sovranazionale.
L’assunto stando al quale la richiesta di concessione della cd. appendice di trattazione scritta non precluderebbe al giudice di esercitare il potere di invitare le parti a precisare le conclusioni e, quindi, di traghettare la causa nello stadio decisorio restituisce l’immagine di quel pericoloso (ed ormai incontrollato) slittamento della giurisprudenza di legittimità verso tentazioni efficientiste ispirate da insidiose spirali di giustizia sostanziale, spesso avvolte nei morbidi panneggi dei principi di economia processuale e del “giusto processo”.