Esecuzione, opposizione, provvedimento che chiude la fase sommaria: quali strumenti di tutela se il giudice provvede sulla spese ma omette di fissare il termine per l’introduzione del giudizio di cognizione?

Va confermato il principio per cui è inammissibile il ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 111 Cost., avverso il provvedimento che chiuda la fase sommaria di un’opposizione esecutiva proposta ai sensi dell’art. 615 c.p.c., comma 2, artt. 617 o 619 c.p.c., nella formulazione attualmente vigente, anche quando il giudice dell’esecuzione ometta di fissare, nel provvedimento in questione, il termine per l’introduzione del giudizio a cognizione piena e provveda sulle spese, atteso che il provvedimento, di accoglimento o di rigetto, con il quale si chiude la fase sommaria, è privo di definitività ma deve contenere necessariamente la statuizione relativa alle spese, eventualmente riesaminabile nel giudizio di merito, mentre la mancanza del provvedimento ordinatorio relativo all’introduzione della successiva fase (eventuale) del procedimento può essere sanata mediante richiesta d’integrazione formulata ai sensi dell’art. 289 c.p.c., o mediante autonoma iniziativa di parte rivolta all’introduzione del giudizio a cognizione piena, in mancanza delle quali il procedimento si estingue ai sensi dell’art. 307 c.p.c., con conseguente impossibilità di rimettere in discussione la statuizione sulle spese.

 

Cassazione civile, sezione sesta, ordinanza del 14.6.2016, n. 12170